Il fuoco del drago, di Massimo Moscatiello

Siamo persone che nel corso del loro cammino si sono perse. Ci siamo inoltrati, poco consapevolmente, in oscure paludi, all’inseguimento di perverse eccitazioni; abbiamo invocato e adorato false divinità nel tentativo di negare le nostre fragilità e di zittire le nostre paure.

Immersi nel fango della solitudine interiore, abbiamo affidato alle illusioni il compito di tirarcene fuori, intanto che usavamo la rabbia, come fanno i draghi col fuoco, per sputare su chiunque provasse a mostrarci una linea alternativa al nostro delirio; siamo diventati prede di noi stessi mentre vivevamo come predatori della comunità e, pur continuando a invadere gli spazi altrui, abbiamo chiuso i nostri dentro miseri confini.

Oggi, consapevoli di essere divenuti pietre dalla sabbia, cominciamo a legare i nostri progetti con quelli di chi, cresciuto su fondamenta più solide, è diventato capace di cercare la propria libertà senza ricorrere a facili eccitazioni; oggi, accanto a chi abbiamo visto in passato come preda, proviamo a diventare a nostra volta membri attivi di quel mondo che pensavamo ci dovesse tutto, senza averne noi alcuna considerazione.

La pubblica discussione

In una pubblica discussione,  dunque anche al tavolo del Gruppo della Trasgressione, Il vincolo a esplicitare dei riconoscibili, eventualmente condivisibili, criteri di riferimento a sostegno della propria opinione risponde a un’esigenza precisa: rendere le riflessioni e le scelte il più possibile simili a un confronto scientifico invece che a una disquisizione da bar.

L’esplicitazione e il vincolo a rendere riconoscibili i propri criteri impone a chi sostiene un’idea delle astrazioni che, in quanto tali, favoriscono l’elaborazione di pensieri meno subordinati o non esclusivamente subordinati alla contingenza e, per questo, atti a spingere il soggetto verso la collettività e le sue esigenze.

Togliere alle persone (in questo caso, ai condannati) la possibilità di esprimere il proprio pensiero costituisce di certo un gravissimo attentato alla civiltà; ma è quasi altrettanto folle lasciare alle persone la facoltà di sproloquiare senza pretendere da chi parla l’esplicitazione delle categorie di riferimento, cioè una prova tangibile che il discorso che viene prodotto cercherà di tener conto delle esigenze della collettività di cui si fa parte e della cui organizzazione si beneficia.

Il Barbiere

Anche oggi, mentre facevo la doccia, ho avuto una piccola idea. Mi chiedo perché le mie idee, piccole o grandi, spesso facciano capolino mentre sono nella doccia. Forse perché dentro la doccia mi lavo i capelli e mi gratto la testa? Forse è proprio come mi diceva Enzo Funari: “lo psicoanalista e il barbiere fanno all’incirca lo stesso mestiere“.

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Non ci basta!

Non ci basta è un libro on line in continuo divenire che potrebbero scrivere gli studenti del prof. Francesco Scopelliti alla Università Cattolica di Milano, un libro la cui architettura è costituita soprattutto:

  • dalle curiosità e dalle domande degli studenti del corso sulla tossicodipendenza;
  • dalle affermazioni che non li convincono;
  • dai punti di contatto fra quanto si dice sulla tossicodipendenza, le dipendenze adiacenti (alcol, gioco), i vizi più comuni delle persone ufficialmente sane;
  • dalle risposte che gli studenti mettono insieme consultando quanto è stato già scritto sulla materia;
  • dai punti che rimangono comunque insoluti.

Il libro dovrebbe essere “fotografato” con scadenze periodiche, così da permettere agli studenti di riconoscere facilmente quanto, a fine corso, sarà cresciuta la loro competenza sulla materia.

Eco-play

Un progetto con molti aspetti in background e decine di ramificazioni.

Obiettivo: identificare un gioco, che risponde al principio: “I furbi spendono meno e si divertono di più“, che comporti dunque

  • il massimo guadagno possibile in termini di divertimento, acquisizione di competenze, collaborazione con altri
  • il minimo dispendio energetico in termini monetari ed ecologici.

 

Aspetti collaterali

  • la constatazione generale che ovunque giocano poveri e ricchi e che attraverso il gioco, soprattutto da bambini, si impara, ci si migliora, si sta con gli altri, ci si diverte;
  • la constatazione che nella nostra società il divertimento è uno dei campi in cui investiamo più volentieri tempo e denaro;
  • Il principio ecologico generale per cui con un litro di benzina è preferibile fare 30 Km invece che 10, ancor meglio se inquinando poco l’ambiente;
  • la possibilità, per chiunque partecipi alla ricerca del gioco, di muoversi in un’area compatibile con la propria età e i propri riferimenti cultuali (non stupisce che ci siano dei giochi ottimali diversi per le diverse età).
  • la possibilità di costruire on line una specie di museo, una raccolta di giochi provenienti da tutto il mondo, ciascuno portatore dei riferimenti culturali dell’area geografica e dell’epoca da cui il gioco proviene.
  • l’invito alle persone a fare uso della propria creatività, che costituisce, a sua volta, un antidoto alla depressione e a quegli stati d’animo che inducono gradualmente all’uso di surrogati del gioco molto meno ecologici e salutari.

Plug in

Fra i plug-in multifunzione

sembra serva a qualcosa:

  • Tiny MCE, che di certo aggiunge delle funzioni alla formattazione dei testi. Per il momento, so solo questo.

Fra i possibili calendari

Da provare: Timezone calculator

Upcoming Events è il primo che ho provato, un altro è Spiffy Calendar. Nessuno dei due mi è parso soddisfacente, ma ho appena scoperto una cosa che mi obbliga a verificarne l’effettivo funzionamento.

Adesso sto esplorando My Calendar, che va benissimo; ma pare ce ne sia uno che acquisisce i dati dai calendari di Google.

Me ne piaceva molto uno nel vecchio sito di Voci dal ponte, ma non riesco a recuperarlo.

Temi

Al momento nessuna delle maschere esplorate mi sembra ideale:

  • quella che ho usato di più è il 2013 (Twenty Thirteen).
    • ho notato qualche disfunzione (ha ha un unico menù; non sempre si adatta bene alle dimensioni della pagina),
    • ma mi piacciono i caratteri (che mi sembra siano comunque modificabili);
    • mi piace la sobrietà e l’intelleggibilità con cui cambiano le voci del menù quando vi si interagisce;
    • va benissimo su ipad e iphone, adattandosi ogni volta alle dimensioni dello schermo;
    • in ogni caso, sono riuscito a dargli una veste complessivamente accettabile.
  • il Bouquet non è per me,
  • il 2015 non mi piace proprio
  • il 2014, vagamente plausibile.
  • Ho esplorato due TEMI con un altissimo grado di configurabilità:  Enterprise lite e soprattutto Weaver Xtreme. Quest’ultimo permette di configurare ogni cosa, ma al momento non mi sento in grado di mettere le mani su tante cose senza confondermi.
  • Ma passo da oggi ( 8-01-2016) al tema 2016 (Twenty Sixteen), che mi piace per la sua estetica lineare, per la funzionalità, per la presenza di tre menù. Inoltre tutti pregi del 2013 sono anche del 2016